I vini di D’Alema al Vinitaly

Amor di patria è anche questo, un uomo che ha dato delle linee guida per la nostra nazione, ad un certo punto della propria vita si dedica al vino, una delle massime espressioni della nostra italianità.

“Il vino, prima di essere un’attività economica, è una parte importante della nostra civiltà, della nostra  cultura e della nostra storia e penso che valga la pena impegnarsi in questo senso.  Ho avuto da sempre la passione per l’enogastronomia, non avevo mai pensato però di diventare un piccolo imprenditore in questo settore. Poi la curiosità, la casuale opportunità e quindi, d’un tratto, l’occasione giusta. L’inizio è stato duro ed impegnativo, in questo campo bisogna investire e quindi si parte con molti debiti, in effetti non è una scelta facile. Però è una scelta appassionante, si entra in contatto con un mondo di imprenditori, studiosi ed appassionati. Un mondo solidale dove c’è molta amicizia, tanta curiosità reciproca e devo dire, dove non ci sono grandi invidie. Si imparano davvero molte cose.”

Quindi grazie al vino, tanti momenti di confronto e di crescita. Parliamo ora del territorio come mai la scelta è ricaduta su quella parte d’Italia.

“Siamo capitati in Umbria per caso, volevamo un’abitazione fuori Roma. Come spesso accade a tanti di noi, il voler uscire un po’ dalla città, abbiamo trovato un terreno che per noi era l’ideale, un pezzo di Umbria meridionale, incuneato nella Sabina, quindi fuori Roma, ma non troppo. Quando siamo arrivati li non c’era nulla, solo allevamento di bestiame”.

Poi la scelta di affidare il tutto a Riccardo Cotarella.

“Riccardo, professionista e amico, lui ha fatto studiare ed analizzare il terreno; composizione fisico chimica, esposizione, tutto è stato fatto con massima serietà e grande professionalità. Così in questo lembo di Umbria abbiamo tentato un’operazione innovativa, portare i grandi vitigni internazionali, vedere come si sposavano con il territorio dell’Italia centrale e con curiosità, vedere cosa veniva fuori da questa alchimia. Cabernet Franc e Pinot Nero, devo dire che il risultato per noi è molto buono, siamo contenti, poi è chiaro “ogni scarafone e bello a mamma sua” come dicono a Napoli. La verità è che il vino che produciamo deve piacere innanzitutto a noi stessi, questa è la nostra filosofia aziendale, altrimenti come possiamo venderlo e comunicarlo?”

Scegliere una porzione dell’Italia centrale, vicino ad altre regioni, forgiarla ed educarla alla vite, non essendo un territorio in precedenza dedicato al vino.
Poi l’ulteriore trasversalità nella scelta dei vitigni internazionali. Il vino piace e l’abbiamo visto oggi con il pubblico che ha gradito le degustazioni. Adesso il futuro è nelle vendite.

“È chiaro, il vino serve anche per pagare i debiti che un imprenditore fa per produrlo, ma sarò sincero, c’è la gioia ed il piacere di condividerlo con gli altri, farlo degustare ed avere un riscontro da loro, raccogliendo i pareri. C’è evidentemente un interesse economico, ma il vero piacere sta nel farlo degustare e condividerlo.”

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