Il paese più popoloso al mondo e il maggior produttore mondiale di vino continuano a non incontrarsi. Italia ferma al quinto posto tra i top exporter
Nomi difficili da ricordare, categorie non chiare, prezzi alti, scarsa comunicazione, questi sono alcuni dei gap da superare. Wang: “Il consumatore cinese non comprende il vino italiano“.
Qui a wine2wine, il forum sul business del vino più importante e atteso dell’anno, non poteva mancare un focus sul mercato cinese e sullo stato delle esportazioni di vino italiano nel paese più popoloso del pianeta.
Da una parte abbiamo uno Stato composto da oltre un miliardo di persone, gran consumatore di vino e favorevole all’importazione del prodotto europeo. Dall’altra c’è l’Italia, il maggior Paese produttore al mondo, con una storia e un’eccellenza vitivinicola che non dovrebbe incontrare ostacoli nella promozione e nella vendita all’estero, che da qualche anno tenta di entrare in questo mercato, ma senza troppo successo. Che cosa ci ostacola in questo business? Cosa non abbiamo capito del mercato cinese al punto da esportare solo 90 milioni di euro all’anno? In realtà non sembrerebbe male come cifra, se non fosse per il fatto che la Francia da sola di milioni ne conta ben 900.
E se il mercato cinese non fosse adatto a noi?
La domanda a un certo punto è sorta spontanea al moderatore del convegno, Sebastiano Barisoni, anche in relazione ai numeri necessari per “presidiare” almeno le sette città principali del vasto territorio cinese (per intenderci, Luxottica per farlo ha inaugurato ben 350 punti vendita) e senza considerare le città secondarie, che pure si stanno affacciando al mondo del vino. Dare una risposta affermativa in questo senso significherebbe però voltare le spalle ad un mercato che non può essere ignorato, anche in merito ai futuri margini di crescita, che dovremmo essere capaci di intercettare. Considerando anche che l’esportazione di vino in Cina è dell’1% e che il circa 50 per cento del vino consumato in Cina è cinese.
Il quadro della situazione
Comprendere che cosa non abbiamo capito fino ad ora del sistema cinese è quindi il primo passo da fare per recuperare terreno e fare in modo che i due paesi si incontrino. Hanno tracciato un quadro della situazione cercando di aiutarci a dare una risposta a queste domande la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta, e due personalità chiave del mondo enologico cinese: Zuming Wang, vicesegretario generale dell’Associazione Cinese per gli alcolici e segretario generale dell’Associazione cinese del vino, oltre a lavorare dal 2005 per l’Alcohol Bureau, e Tao Weng, capo della Shanghai Dawen Information Development Ltd. e collaboratore del direttore generale di Shanghai Morning Post (Shanghai United Media).
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